FolkClub Torino: venerdì 9 novembre Chiara Civello - sabato 10 novembre Huur-Huun-tu

FolkClub Torino: venerdì 9 novembre Chiara Civello - sabato 10 novembre Huur-Huun-tu

FolkClub Torino: venerdì 9 novembre Chiara Civello, sabato 10 novembre Huur-Huun-tu. Due appuntamenti di seguito per una settimana densa di emozioni al FolkClub! Stasera, venerdì 9 novembre, Chiara Civello con il suo Eclipse Trio; domani, sabato 10 novembre, appuntamento d'eccellenza con la world music dell'acclamatissimo ensemble siberiano Huun-uur-Tu da Tuva. Stasera, 9 novembre, ore 21.30, Chiara Civello Eclipse Trio: Carisma e talento a piene mani, ingresso: 25 € - Domani 10 novembre, ore 21.30, Huur-Huun-tu: il più prestigioso ensemble di musica tradizionale mongola Ingresso: 25 €/13 € 

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Chiara Civello Eclipse Trio e Huur-Huun-tu

Due appuntamenti di seguito per una settimana densa di emozioni al FolkClub!

Venerdì 9 novembre Chiara Civello con il suo Eclipse Trio; il giorno dopo, sabato 10 novembre, appuntamento d'eccellenza con la world music dell'acclamatissimo ensemble siberiano Huun-uur-Tu da Tuva.

Dettagli:

Venerdì 9 novembre, ore 21.30

Chiara Civello Eclipse Trio

Carisma e talento a piene mani

Ingresso: 25 €  
A distanza di 8 anni dall'ultimo concerto, Chiara Civello torna al FolkClub. Voce splendida e internazionale, Chiara è un’artista cosmopolita: Stati Uniti, Brasile, Francia sono solo alcuni dei paesi in cui ha vissuto e lavorato accanto a giganti della musica come Burt Bacharach, Daniel Jobim, Marc Collin e Gilberto Gil.
Per il suo ultimo disco, Eclipse, Marc Collin ha perfezionato per Chiara un sound pop inedito, senza basso né batteria, ma con un organo elettrico, una batteria elettronica e un basso sintetico, per meglio esaltare la grana sensuale della voce della cantante. Appassionata di colonne sonore, in questo album, l'artista romana rende omaggio a tre grandi classici - l’Eclisse Twist di Michelangelo Antonioni, Amore Amore Amore di Piero Piccioni e Quello che conta di Morricone, interpretate in maniera magistrale. Giocando con i silenzi e i contrasti come farebbe un regista con la luce, Collin ha creato per ogni titolo delle atmosfere cinematografiche diverse. In questo immaginario in bianco e nero, Chiara è la ragazza di Ipanema: leggera e inebriante, surfa sulla Nouvelle vague di Truffaut, fa ondeggiare delle arie co-composte con la crème dei songwriters italiani (Francesco Bianconi, Pippo Kaballa, Cristina Donà, Diego Mancino, Diana Tejera e Dimartino).

Nata a Roma, Chiara racconta che lo scordatissimo pianoforte verticale della nonna è stato una grande scuola per l’affinamento del suo orecchio musicale. Inizia il suo percorso artistico frequentando una piccola scuola Jazz. A sedici anni, di nascosto da amici e parenti, partecipa alle audizioni della prestigiosa Berklee School di Boston e vince una borsa di studio e dal 1994 si trasferisce quindi negli USA. Alla ricerca di qualcosa di musicalmente più vicino alle sue radici mediterranee, conclusa l’esperienza alla Berklee, nel 1998 si trasferisce a New York, per immergersi nella musica latina, brasiliana in particolare. Compone la sua prima canzone, Parole Incerte, e quando incontra il leggendario produttore Russ Titelman gli lascia un demo del brano. Titelman fa ascoltare Parole Incerte al presidente della mitica Verve, il quale il giorno successivo offre a Chiara un contratto, rendendola la prima italiana nella storia ad incidere per la prestigiosa casa discografica americana che fu di Ella Fitzgerald e Louis Armstrong. Il suo album d’esordio, Last Quarter Moon (2005), prodotto dallo stesso Russ Titelman, contiene la ballad Trouble, composta a quattro mani con il leggendario Burt Bacharach, e le assicura un primo giro del mondo. Billboard Magazine sentenzia: ...la bellezza, lo charme e il carisma del debutto discografico della cantautrice Chiara Civello sono certamente un inizio prommettente e segnalano al mondo la prima rivelazione del nuovo anno...  Con il suo secondo album The Space Between (2007) Chiara svela l‘aspetto più interiore di sè. Nel febbraio del 2008 Chiara è a Rio de Janeiro, ospite dell’amico Daniel Jobim. Qui viene folgorata dai sarao, feste/riunioni musicali di grandi artisti in cui la chitarra passa di mano in mano e ognuno canta una canzone. Tanto basta a far scattare una nuova scintilla: collabora e scrive con gli altri e per gli altri.
Il risultato è il CD 7.752, ovvero i chilometri che dividono Rio da New York, le due città chiave di questo suo terzo disco, uscito nel 2010. Ana Carolina -oggi star del pop brasiliano- ne è stata la principale collaboratrice (coautrice di cinque brani e chitarra acustica in tutto il disco). Nel cast di 7.752 compaiono nomi stellari: Marc Ribot alla chitarra elettrica, Jaques Morelenbaum al violoncello e arrangiamento d’archi. Definito dalla critica un disco contagioso, 7.752 è una felice alchimia tra rock anni ‘60, melodia italiana, armonia brasiliana e R&B. La canzone Resta, che Chiara scrive con Ana Carolina, entra a far parte della colonna sonora di una famosa telenovela brasiliana e diventa una hit in Brasile. La Repubblica inserisce Chiara nella sua prestigiosa collana di CD dedicati alle nuove voci del jazz, e Alfredo D’Angese su D–La Repubblica delle Donne dice: ...lo spessore delle sue canzoni, la capacità di mediare tra professionismo statunitense e melodia italiana hanno prodotto un piccolo miracolo. Nel 2012, sulla scia della sua partecipazione al festival di Sanremo, pubblica il suo quarto album Al Posto del Mondo, che contiene la canzone Problemi, vincitrice del premio musicale Multishow Brazilian come miglior canzone del Brasile. Nel 2014 Gilberto Gil, Ana Carolina, Chico Buarque e Esperanza Spalding accettano senza esitazioni di incidere un duetto con Chiara sull’album Canzoni: la cantautrice riprende in quell’album delle torch songs emblematiche del patrimonio italiano, con quel modo tutto suo di coniugare la forza melodica delle canzoni transalpine con le armonie e le ritmiche del jazz, del blue-eyed soul e della bossa nova. Per il suo ultimo disco, Eclipse, Marc Collin le ha perfezionato un sound pop inedito, senza basso né batteria, ma con un organo elettrico, una batteria elettronica e un basso sintetico, come per meglio esaltare la grana sensuale della sua voce. Entrambi adepti di un minimalismo vintage, Marc e Chiara condividono anche la stessa passione per le colonne sonore dei film italiani degli anni ’60 e ’70. Chiara rende anche omaggio a quest’altra dimensione di quello che definisce il suo «retaggio» attraverso tre grandi classici: reinterpreta l’Eclisse Twist di Michelangelo Antonioni su un ritmo affannoso, propone una versione ultraintimista di Amore Amore Amore di Piero Piccioni e conclude con Quello che conta, tema morriconiano che lei sublima con un’infinita dolcezza. Giocando con i silenzi e i costrasti come farebbe un regista con la luce, Marc Collin ha creato per ogni titolo delle atmosfere cinematografiche diverse. In questo immaginario in bianco e nero, Chiara è la ragazza di Ipanema: leggera e inebriante, surfa sulla Nouvelle vague di Truffaut, fa ondeggiare delle arie co-composte con la crème dei songwriters italiani (Francesco Bianconi, Pippo Kaballa, Cristina Donà, Diego Mancino, Diana Tejera e Dimartino), riprende perfino languidamente Parole Parole. 
Al FolkClub Chiara Civello (voce e piano) sarà accompagnata da Seby Burgio (tastiere e pianoforte) e Federico Scettri (batteria e elettronica).

 

Sabato 10 novembre, ore 21.30

Huur-Huun-tu

Il più prestigioso ensemble di musica tradizionale mongola

Ingresso: 25 €   Minori di 30 anni: 13 € 
Fuoriusciti da uno dei più grandi gruppi di canto e danza statali, gli Huun-Huur-Tu sono stati fondati nel 1992 da Sasha Bapa, suo fratello Sayan, Kaigal-Ool Khovalyg e Albert Kuvezin, con l’intento di concentrarsi - come amava dire Sasha - su canzoni vecchie e dimenticate. Il nome ‘Huun-Huur-Tu’ indica la separazione verticale dei raggi luminosi che si possono spesso vedere sui prati appena dopo l’alba o poco prima del tramonto. E questa sembra essere una metafora dell’elemento-chiave del canto armonico della band che consiste nel produrre un suono profondo in modo tale da creare una o due armoniche sostanziali. La prima armonica è un tono cantato nelle gamme medie, sovrastato da un suono come di fischio forte che il cantante alza o abbassa per creare una sorta di strana melodia, modificando l’apertura della bocca.
Negli anni, i membri di Huun-Huur-Tu si sono dedicati all’apprendimento di canzoni e di melodie antiche, ma allo stesso tempo le loro performance trovano risonanza anche nel mondo contemporaneo. Vestito in abiti tradizionali, l’ensemble si accompagna con strumenti a corda e percussioni come l’igil, il byzaanchi, il khommuz, il doshpuluur e il tuyug, i cui ritmi sembrano evocare cavalcate nella steppa siberiana. I loro pezzi, strettamente strutturati, spesso imitano suoni naturali: un brano può costituire una rappresentazione letterale di un paesaggio di Tuva.

Sasha, Sayan e Kaigal-ool erano appena fuoriusciti da uno dei più grandi gruppi di canto e danza statali, diventati un’istituzione fissa della vita culturale durante l’epoca sovietica. Per decenni, questi ensemble con le loro scintillanti prestazioni di musica popolare, avevano rappresentato l’unica possibilità per giovani musicisti di mantenersi suonando musica ‘indigena’. Dopo la privatizzazione degli ‘affari musicali’ nell’ex Unione Sovietica, molti musicisti decisero di abbandonare questi ensemble statali e di formare propri gruppi, con risultati musicali decisamente misti. In un’intervista al produttore e critico americano Ted Levin, Sasha Bapa ha spiegato il significato di ‘Huun-Huur-Tu’ come la separazione verticale dei raggi luminosi che si possono spesso vedere sui prati appena dopo l’alba o poco prima del tramonto. Questa sembra essere una metafora dell’elemento-chiave del canto armonico della band che consiste nel produrre un suono profondo in modo tale da creare una o due armoniche sostanziali. La prima armonica è un tono cantato nelle gamme medie, sovrastato da un suono come di fischio forte che il cantante alza o abbassa per creare una sorta di strana melodia, modificando l’apertura della bocca (cit.). 
Lo stile di canto armonico degli Huun-Huur-Tu è figlio di una tradizione secolare che discende dalla Repubblica di Tuva, parte della federazione russa, sita nell’Asia centrale al confine con la Mongolia. Una tecnica ancestrale in cui, sfruttando le risonanze che si creano nel tratto tra le corde vocali e la bocca, è possibile emettere contemporaneamente una nota e l’armonico relativo (detto anche ipertono). Questa tecnica (nota anche come khoomei in lingua tuvana, ‘canto armonico’ o più precisamente ‘canto difonico’, in inglese throat singing) permette lo sviluppo di un universo del suono unico e coinvolgente, ricco di armonici sopra e sotto la frequenza fondamentale. 

I membri di Huun-Huur-Tu si sono dedicati all’apprendimento di canzoni e di melodie antiche, ma allo stesso tempo le loro performance trovano risonanza anche nel mondo contemporaneo. Il percuotere ripetuto di una corda contro legno e pelle si trasforma in un disegno meditativo che sembra provenire direttamente dalla musica d’avanguardia. I discendenti di isolati pastori siberiani estraggono una musica stranamente universale da alcuni dei fenomeni acustici più singolari di questo pianeta. Huun-Huur-Tu possono effettivamente essere visti come una forza trainante nella divulgazione del canto armonico negli ultimi decenni; a partire dai loro primi tour in Occidente, gli Huun-Huur-Tu sono stati tra i primi e tra i pochi a diffondere nel mondo la ricchezza sconfinata delle tradizioni di Tuva, in particolare grazie alle loro sopraffine abilità musicali. Vestito in abiti tradizionali, l’ensemble si accompagna con strumenti a corda e percussioni come l’igil, il byzaanchi, il khommuz, il doshpuluur e il tuyug, i cui ritmi sembrano evocare cavalcate nella steppa siberiana. I loro pezzi, strettamente strutturati, spesso imitano suoni naturali: un brano può costituire una rappresentazione letterale di un paesaggio di Tuva. Jon Sobel (Blogcritics Magazine) ha descritto le loro performance dal vivo come …composte da una musica calorosamente umana come qualsiasi stile folk, ma non tutto è khoomei: i quattro performer sono in grado di produrre ben sei o sette ben distinte voci che cantano tra di loro; accompagnandosi con strumenti a corda pizzicati e ad arco, percussioni, e scacciapensieri, nelle canzoni emulano i ritmi biologici: il battito cardiaco, la respirazione, una mente alla deriva nel mondo dei sogni, il trotto di un cavallo. Le loro canzoni parlano di amore romantico, dell’amore per la propria terra, e dei cavalli, con stati d’animo che vanno dal lirico e riflessivo al gioioso al divertente e ballabile. 

Provenienti dai pascoli dei monti Altai nel sud della Siberia centrale, sono musicisti che hanno trascorso decenni a perfezionare il canto difonico, gli approcci strumentali e le canzoni vibranti della loro madre patria. Sarebbe però un errore madornale attribuire loro l’etichetta di ‘gruppo folcloristico’. Dall’esordio per l’etichetta americana Shanachie nel 1993, hanno coperto molteplici mondi musicali. Nel 2002 un remix del loro brano Eki Attar è arrivato addirittura primo in classifica in Grecia, e nello stesso anno, il CD Spirits of Tuva per l’etichetta tedesca Jaro li ha visti remixati da DJ di varie nazionalità. Hanno inciso con Kronos Quartet, il percussionista indiano Trilok Gurtu, il compositore classico russo Vladimir Martynov, il coro The Bulgarian Voices Angelite, il trio jazz Moscow Art Trio, la cantante di Tuva Sainkho Namtchylak e con Ry Cooder hanno co-composto sei brani per la colonna sonora del film Geronimo di Walter Hill (1993). Si sono esibiti, tra gli altri con Frank Zappa, The Chieftains, Johnny Guitar Watson e L. Shankar. 
Kaigal-ool Khovalyg Voce (Khöömei, Sygyt, Kargyraa), Igyl. Cantante autodidatta, estremamente dotato, di canto armonico, Khovalyg ha fatto il pastore fino all’età di 21 anni, quando fu invitato a far parte del Tuvan State Ensemble. Si è così trasferito a Kyzyl, dove ha cominciato a insegnare canto armonico e igyl. Co-fondatore degli Huun-Huur-Tu, ha abbandonato l’ensemble di Stato per dedicarsi al nuovo quartetto. Si è inoltre esibito e ha inciso come solista con Vershki da Koreshki, la World Groove Band ed il Volkov Trio. Padrone di una gamma armonica che va dal tenore al basso, Khovalyg è particolarmente noto per la sua abilità unica con gli stili vocali khöömei e kargyraa. 
Radik Tyulyush Voce (Barbang-Nadyr), Byzaanchi, Khomuz (scacciapensieri). Nato nelle campagne di Tuva, prima di diventare un musicista professionista Radik faceva il pastore. Ha perfezionato le sue abilità nel canto armonico suonando nei gruppi statali sovietici, eccellendo nello stile borbangnadyr. È entrato negli Huun-Huur-Tu nel 2006, ma suona anche come solista e nel 2007 si è esibito in un tour in Inghilterra con un proprio programma. 
Sayan Bapa Voce (Kargyraa & Khöömei), Toschpulur, chitarra, Igyl. Figlio di padre di Tuva e di madre russa, è cresciuto nella città industriale di Ak-Dovurak. Si è fatto musicalmente le ossa a Kislovodsk, nel Nord Caucaso, dove per molti anni ha suonato basso fretless in un gruppo russo di jazz-rock. È tornato a Tuva all’inizio degli anni ‘90 per studiare le proprie radici, diventando membro di un gruppo folk-rock che eseguiva musica tradizionale con strumenti elettrici. Co-fondatore degli Huun-Huur-Tu, Bapa è un versatile solista di strumenti a corda e chitarra acustica. Come vocalist si è specializzato nello stile kargyraa. 
Alexeiy Saryglar Voce (Sygyt), Tuyug (zoccoli di cavallo), Tungur (tamburo sciamano), Igyl. Si è unito al gruppo nel 1995 per sostituire Alexander Bapa. Ha completato gli studi musicali a Ulan Ude come percussionista per ensemble di musica classica e popolare, ed è diventato un componente del grande ensemble di stato sovietico Siberian Souvenir. Performer dai molti talenti, Saryglar è in particolare un efficace cantante Sygyt e la sua destrezza con strumenti tradizionali a percussione e a corda di Tuva si è estesa naturalmente al pianoforte. Come gli altri membri del gruppo, risiede a Kyzyl quando non è in tour.

Il concerto degli Huun-Huur-Tu al FolkClub rappresenta un'occasione unica per entrare in contatto con una realtà musicale interessante e ricca di fascino.

L'ingresso al FolkClub è strettamente riservato ai soci.

Info: 
FolkClub, Via Perrone 3 bis Torino
Tel. 011 19215162
http://www.folkclub.it/ - https://www.facebook.com/pg/FolkClubTorino
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