22 e 23 febbraio FolkClub, Torino: Iness Mezel e Jamie Saft

22 e 23 febbraio FolkClub, Torino: Iness Mezel e Jamie Saft

 

Il fine settimana del FolkClub è un vero e proprio viaggio nel mondo attraverso la musica!

Venerdì 22 febbraio dalle 21.30 il palco della cave di Via Perrone è tutto per una delle voci più belle e intense della musica africana, Iness Mezel. Algerina delle montagne della Kabilia, Fathia Messaoudi ha scelto uno pseudonimo artistico che significa "non disperare mai", e la sua musica è un equilibrio perfetto fra melodie afro berbere, jazz e latino america. Nel 2011 ha registrato ai Real World Studios di Peter Gabriel il nuovo Beyond the Trance, che promette di presentare con un concerto da non mancare.

Ingresso: 18.00 €  Minori di 30 anni: 9.00 €

 

Sabato 23 febbraio dalle 21.30 l'americano Jamie Saft con il suo New Zion Trio porta ancora una volta in scena un progetto sorprendente. Sempre al FolkClub aveva proposto - con la classica formazione jazz piano batteria e contrabbasso - un concerto tutto dedicato a Bob Dylan. Questa volta si spinge oltre e propone un programma di vero roots reggae. Testimoniato dal disco Fight Against Babylon l'amalgama sorprendente dei tre non si limita a jazz e reggae ma include elementi di spiritual, mistica eb raica, dub, trance.

Ingresso: 18.00 €   Minori di 30 anni: 9.00 €

 

 

Folk Club

Via Perrone 3 bis Torino – 011537636  

Info: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

FEBBRAIO

Venerdì  22  INESS MEZEL (Algeria)

Sabato  23  JAMIE SAFT & THE NEW ZION TRIO (USA)

 

Venerdì 22 Febbraio

INESS MEZEL (Algeria)

La straordinaria voce berbera ritorna al FolkClub per il Venticinquennale

CONCERTO ECCEZIONALE

Ingresso: 18.00 € 

Minori di 30 anni: 9.00 €

Una bella e profonda amicizia unisce Iness Mezel al FolkClub, fin dal lontano 2001, quando la invitammo per la prima volta a Collegno per una serata che intitolammo Le Regine d’Africa, con Rokia Traoré e Celina Pereira. Da allora tantissime sono state le occasioni per riascoltarla e riabbracciarla: tre volte al FolkClub, al Monte dei Cappuccini, a Exilles, al Salone del Libro, un’indimenticabile esibizione a cappella in una Maison Musique allagata il giorno dell’inaugurazione, e nella altrettanto indimenticabile serata del Ventennale al Regio. Ovvio che il suo sia stato uno dei primi nomi della lista degli invitati per il Venticinquennale. Ancora più vivo è il desiderio e la voglia di riascoltarla se si considerà che dalla sua ultima apparizione al FolkClub nel 2008, Iness ha ottenuto uno straordinario successo di pubblico (n° 1 nelle World Chart Europe) e di critica (4 stelle da tutta la stampa specializzata e non, inglese e francese) con il suo ultimo album Beyond the Trance, registrato nel 2011 ai mitici Real World Studio di Peter Gabriel. 

Iness Mezel (in arabo “non disperare mai”, pseudonimo di Fatiha Messaoudi) è berbera, nata sulle montagne della Kabilia, in Algeria, con origini francesi e italiane. Si avvia alla musica attraverso gli studi classici (canto e piano), per indirizzarsi, al suo arrivo a Parigi, verso la musica cosmopolita della capitale francese: world music e ritmi africani, afro-jazz e blues, per il quale la sua voce suadente e vellutata è perfetta. Presto però il richiamo delle radici berbere si fa sentire, mediato dagli studi condotti e dalla convinzione che nella musica (e attraverso essa) si possono e si devono creare dei ponti culturali (grazie anche ai suoi testi che trattano di problematiche sociali, specialmente quelle legate al mondo femminile), facendo uscire le melodie afro-berbere dal loro contesto tradizionale, mettendo così in comunicazione ambiti lontani e differenti, tradizione e modernità, ritmi afro-berberi e le loro stesse evoluzioni jazz e latino-americane. I suoi primi testi sono in francese, ma Iness non resisterà a lungo alla affascinante musicalità della lingua amazigh (la lingua di suo padre) nella quale deciderà di cantare i brani dei suoi primi due album. E poi in Iness è evidente la vocazione ad andare controcorrente: nel suo gruppo è una donna, Nora Abdoun -anch’ella di origine berbera- a suonare le percussioni tradizionali come il bendir e il karkabou (cosa assolutamente inconcepibile per i berberi tradizionalisti). La voce di Iness Mezel, dal timbro raro e suadente, è una delle più belle realtà della scena world degli ultimi anni; la sua abilità di autrice si basa su una solida ricerca della tradizione per volare sulle ali dell’ispirazione verso il metissage e la contaminazione, orientata all’apertura dello spazio armonico con una concezione poliritmica degli arrangiamenti molto personale e particolare e con testi poetici che parlano del senso di responsabilità di un popolo messo faccia a faccia con la sua memoria, la sua lingua, il suo destino. Tutte queste notevoli doti hanno fruttato a Iness Mezel il premio come migliore artista nordafricano (vinto in precedenza da Khaled e Cheb Mami), migliore artista femminile africana (vinto in precedenza da Angelique Kidjo) e il prestigioso Koras All Africa Musics Awards. 

Dopo il suo acclamato album Wedfel (Miglior Album dell’estate 2004 per la canadese Radio CBC, secondo album nella TOP TEN dello stesso anno per radio KPFG di Los Angeles, e premio Choc du Monde de la Musique in Francia), e il successivo Len, Iness Mezel è approdata ai mitici Real World Studios di Peter Gabriel per produrre il suo album capolavoro Beyond the Trance, acclamato da critica (Mojo, Q Magazine, Financial Times, The Guardian, The Telegraph, Froots, Songlines, Les Inrocks, Le Monde, Mondomix) e pubblico in tutta Europa. 

Al FolkClub in trio con Iness Mezel (voce), Nora Abdoun (percussioni) e Eric Sauviat (chitarra).

L'Africa è il suo giardino, il berbero la sua forza, Parigi il suo laboratorio nel quale mixa le sue stupefacenti sonorità. E il palco il suo ring favorito… Yves Jaeglé (Le Parisien).

 

 

 

 

Sabato 23 febbraio

JAMIE SAFT & THE NEW ZION TRIO (USA)

Lo strabiliante incontro tra il jazz acustico e il roots reggae

Ingresso: 18.00 € Minori di 30 anni: 9.00 €

Già la prima volta che approdò al FolkClub, quattro anni fa, propose un accostamento ardito, un concerto dedicato alle composizioni di John Zorn e Bob Dylan; ma questa volta Jamie Saft si è davvero superato e con il suo New Zion Trio si è dedicato niente meno che a un programma di roots reggae. A dirlo sembra strano, anzi diciamo pure che lo è, il roots reggae riproposto dal classico trio jazz acustico piano-batteria-contrabbasso non si era mai sentito, ma vi assicuriamo che la riuscita è straordinaria, grazie alla maestria e all’inventiva dei tre interpreti. Ne è chiara testimonianza il loro primo CD (un secondo è in programma nella primavera 2013) Fight Against Babylon uscito nel maggio 2011 e accolto dai peana della critica; e la successiva trionfale tournée che ha portato il trio su palchi prestigiosi quali Mount Tremper Arts Festival, Omega Institute, Falcon Arts Center, Undead Jazz Festival, The Concerts for Japan in NY e O+ Festival a Kingston, NY. La miscela musicale del NZT non si limita a jazz e reggae, ma include elementi mutuati dagli spiritual, dalla musica mistica ebraica, dal dub, e dalla trance. Il risultato è un percorso ipnotico, quasi una sorta di massaggio sonoro che arriva tramite suoni assolutamente inusuali, freschi, originali, portando un messaggio di positività e tolleranza. Certamente uno dei concerti più raffinati e innovativi tra quelli dell’intera stagione del Venticinquennale. 

Jamie Saft Virtuoso di piano e tastiere, produttore e compositore, polistrumentista, vive a New York, dove è una delle figure più in vista della nuova scena del jazz innovativo che si è formata intorno a John Zorn. Ha lavorato con grandi artisti, senza limitarsi all’ambito jazz, al contrario spaziando tra i generi: Beastie Boys, Bad Brains, B-52’s, John Zorn, John Adams, Laurie Anderson, Donovan, Antony and the Johnsons, Mike Patton. Fa parte di vari acclamati ensemble: Grizzly Adamz, Electric Masada, The Dreamers, Kingston Yard, Whoopie Pie, OV, Swami LatePlate, The Shakers and Bakers, The Spanish Donkey, Kalashnikov. Ha composto numerose colonne sonore per il cinema, tra queste Murderball (nomination agli Oscar come miglior documentario) e God Grew Tired Of Us (vincitore al Sundance Festival del 2006). 

Al FolkClub il New Zion Trio, ovvero Jamie Saft (piano e tastiere), Brad Jones (basso), Craig Santiago (batteria).

“Ascoltare Jamie Saft suonare in questo rilassato, intimo set e una pura e semplice delizia. Reggae da camera per notti fredde da grandi città. Musica da ascoltare con qualcuno.” 

(Stephen Fruitman, Cyclic Defrost) 

 

 

 

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